Pagelle UAE Tour 2019: Roglič la conferma, Valverde l’eterno e Gaudu la promessa – Porte la delusione, Nibali e Dumoulin si testano | Viviani bene, meno la Deceunick
Primož Roglič (Jumbo-Visma), 9,5: Corsa praticamente perfetta dello sloveno, in maglia rossa di leader dall’inizio alla fine. Al primo appuntamento in salita corre forse anche troppo all’attacco, perdendo così la tappa, ma già dando piena dimostrazione della sua superiorità, che poi concretizza al secondo arrivo in salita. Una volata lunga e perentoria che non ammette repliche. Ottimo lavoro anche nelle tappe di pianura, sempre attento e ben scortato da una squadra sempre più attrezzata su ogni terreno per concentrarsi sui grandi giri.
Alejandro Valverde (Movistar), 9: Secondo nella generale, con una condotta di gara perfetta conquista la sua prima vittoria in maglia iridata su Jebel Hafeet, difendendosi poi nel successivo arrivo in salita, che affronta con qualche linea di febbre. Anche lui sempre molto presente quando si formano i ventagli, dimostra ancora una volta la sua capacità di non deludere le attese, sempre pronto a combattere e lottare per il successo praticamente ogni giorno.
David Gaudu (Groupama-FDJ), 8,5: Continua la crescita del talentino francese che si conferma scalatore temibile. Dopo aver già dimostrato di potersela giocare nelle corse di un giorno, su salite secche, soprattutto al servizio di Thibaut Pinot, dimostra in questa settimana di avere imparato molto bene il mestiere. Senza timori riverenziali, in salita se la gioca a testa alta con i big, chiudendo con due podi di giornata, il terzo posto finale e la maglia di miglior giovane. Davanti a lui solo due big assoluti, così come i tanti che si mette alle spalle.
Laurens De Plus (Jumbo-Visma), 8,5: A decimare il gruppo in salita ci ha pensato praticamente sempre lui, con delle lunghe ed insistenti trenate che hanno fatto male ai rivali del suo capitano. Già impressionante a Jebel Hafeet, dove ha sgretolato i big prima dell’attacco di Roglic, ha suscitato ancor più applausi la prestazione nel secondo arrivo in salita, quando ha tirato sino a 500 metri dalla conclusione, impedendo a chiunque di muoversi prima visto il ritmo indiavolato con cui si è portato appresso quei pochi riusciti a tenerne l’andatura.
Caleb Ewan (Lotto Soudal), 8: Dominatore ad Hatta Dam, si vede un po’ meno negli sprint più puri, ma quel successo vale probabilmente molto di più, confermando come The Pocket Rocket sia davvero molto di più di un velocista. Grazie al suo fisico minuto, sugli arrivi in cui la strada si inerpica può trovare uno spazio nuovo in cui esprimersi, come ha sempre desiderato.
Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), 8: Non appare ancora nella sua forma migliore, ma si porta comunque a casa un bel successo e due secondi posti. Risultati per i quali deve assolutamente ringraziare un generoso Alexander Kristoff (7,5), che da vero professionista si sacrifica completamente per il suo capitano designato, proponendosi come ultimo uomo di lusso.
Elia Viviani (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Voto condizionato anche da problemi che sembrano aver colpito il suo treno, non proprio perfetto in questi giorni. Dimostra comunque di essere davvero ai vertici della specialità con un successo di assoluto prestigio, dopo averlo già sfiorato nei giorni precedenti. Qualche meccanismo va forse rivisto quando ci sono altre squadre dello stesso livello, ma è chiaro che il campione italiano anche quest’anno sarà lì a giocarsela.
Sam Bennett (Bora-hansgrohe), 7: Nelle prime volate soffre, ma timbra il cartellino nell’ultima tappa, mettendosi tutti dietro. Una belle rivincita per un corridore scivolato indietro nelle gerarchie del team solamente per delle questioni di sponsor e nazionalità. Dopo essere stato uno dei pochi a battagliare alla pari con Elia Viviani al Giro, parte bene anche in questo 2019 correndo ad altissimo livello appena ne ha l’occasione in prima persona.
Matteo Moschetti (Trek-Segafredo), 7: Alla sua prima apparizione nel WorldTour sfiora il successo su una tappa durissima come Hatta Dam, battuto solamente da uno straordinario Ewan, ma riuscendo a mettersi alle spalle il leader della generale Roglic. Il giovane milanese è un talento puro e completo, non solo un velocista.
Emmanuel Buchmann (Bora-hansgrohe), 7: Non si vede molto, ma è lì a lottare e combattere con i big. Alla fine chiude quarto, ai piedi di un podio che vede da molto vicino, confermando anche lui che nei grandi appuntamenti è un corridore da tenere in considerazione.
James Knox (Deceuninck-QuickStep), 7: I riflettori di tutti sono puntati sul suo compagno di squadra Evenepoel, ma il giovane britannico non si scoraggia e si fa trovare pronto con una prestazione solida in salita. Pur non appariscente, corre con caparbietà e stringe i denti per un bell’ottavo posto finale, che a 23 anni è comunque un bel risultato.
Dan Martin (UAE Team Emirates), 6,5: Lotta e corre come di consueto con generosità, senza tuttavia trovare il ritmo e il momento per poter cogliere più di qualche piazzamento. Se l’obiettivo era vincere come da proclami, comunque quasi necessari vista la maglia che indossa, non è stato all’altezza, ma se piuttosto si valuta la prestazione in vista dei prossimi appuntamenti in arrivo, la prestazione è convincente, anche considerando che più di metà del distacco finale è arrivato nella cronosquadre.
Wilco Kelderman (Team Sunweb), 6,5: Arrivato senza sapere esattamente il suo ruolo, quando si capisce che è lui in più in forma della squadra cerca di non far rimpiangere troppo il suo capitano. Alla fine ne esce un piazzamento che non ha grande valore di per sé, ma chiedergli di più probabilmente era difficile in questo momento.
Tom Dumoulin (Team Sunweb), 6,5: Alla prima stagionale la forma non è delle migliori, ma riesce comunque a farsi notare correndo d’attacco quando possibile, mostrandosi in crescendo tappa dopo tappa. Nel secondo arriva in salita fa tutto bene, sfiorando il successo, battuto solamente da un imprendibile Roglic. Forse correndo più attendista le cose sarebbero potute essere diverse, ma il suo merito è anche questo, nell’attaccare in prima persona.
Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 6: Non era la corsa più adatta a lui, ancora meno considerando la squadra nel complesso. Il livornese comunque prova a farsi vedere quando ha modo, cogliendo un piazzamento di tappa e un 15° posto finale, a conferma di un discreto colpo di gamba.
Marcel Kittel (Katusha-Alpecin), 5,5: Tornato al successo nelle scorse settimane, il tedesco appare ancora lontano dai migliori della specialità che negli scorsi anni lo aveva visto più volte incoronato re. Qualche buon segnale è comunque arrivato, specialmente con un terzo posto ad un soffio dalla vittoria. Risultati magri, ma che in confronto a quanto spesso visto l’anno scorso fanno comunque ben sperare.
Jakub Mareczko (CCC Team), 5,5: Il corridore italo-polacco sembra dover ancora prendere le misure, non solo della nuova realtà nella quale è stato catapultato, ma anche all’interno della sua stessa squadra. Qualche piazzamento arriva, con l’impressione comunque che spesso il problema sia anche il posizionamento sofferente e arretrato nel quale si trova a partire. Potrebbe aver bisogno ancora di tempo, che tuttavia non è infinito.
Phil Bauhaus (Bahrain-Merida), 5,5: Anche per lui era soprattutto l’occasione di misurarsi e capire dove si colloca nelle gerarchie internazionali, quindi i piazzamenti arrivati possono comunque essere visti come incoraggianti. Dall’altro lato, è proprio su queste strade che lo scorso anno conquistava un bel successo, tra i più significativi sinora della sua carriera.
Davide Formolo (Bora-hansgrohe), 5,5: Non è qui che ci si aspettava di vederlo informa, quindi tutto sommato la grinta mostrata permette di poter vedere il bicchiere è mezzo pieno, malgrado un risultato non proprio di primissimo piano.
Vincenzo Nibali (Bahrain-Merida), 5,5: Non tutti reagiscono allo stesso modo all’esordio stagionale e il siciliano ha più volte mostrato di essere un diesel, che ha bisogno di carburare a modo suo. Anche considerando che la sua sarà una stagione molto intensa, ha chiaramente la necessità di partire con calma. Il discorso comunque vale per molti dei rivali che si è trovato e si ritroverà ad affrontare spesso durante l’anno. Per lui comunque era soprattutto un test per vedere dove si trovava rispetto agli avversari e rispetto alla sua tabella di marcia. Dispiace sempre tuttavia non vederlo nelle posizioni alle quali sappiamo appartiene.
Michal Kwiatkowski (Team Sky), 5: Così come un Gianni Moscon (5) che aveva ancora meno spazio per farsi vedere, non era qui per farsi vedere in prima persona, ma per appoggiare Chris Froome. Con la rinuncia del Keniano Bianco si trova sulle spalle molte più responsabilità di quanto la sua condizione attuale gli permetta di sostenere, con un piazzamento finale che non rende giustizia alle sue qualità.
Tejay Van Garderen (Education First), 5: Era anche lui all’esordio, ma ci si aspettava qualcosa in più, soprattutto per dare un segnale che con il cambio di squadra può dare realmente la scossa ad una carriera che non lo ha mai visto diventare quello che realmente pensava di poter essere. Se la stagione è lunga ed è prematuro dare un giudizio, l’impressione non è delle migliori.
Louis Meintjes (Dimension Data), 4,5: Si vede solamente perché il suo stile di correre lo impone all’occhio della telecamera che segue il gruppo. Sempre in coda al gruppo quando la strada sale, senza ancora aver realmente risolto i suoi problemi di posizione, non ci mette molto a staccarsi, scivolando mestamente nelle retrovie.
Richie Porte (Trek-Segafredo), 4,5: Dopo aver già corso con successo in Australia, ci si aspettava sicuramente di più da lui, che invece è tra i primi big a staccarsi in salita, apparendo lontano parente di quello che in gennaio conquistava con la consueta padronanza il suo solito arrivo a Willunga Hill. Solitamente le brevi corse a tappe sono il suo pane, ma d’altro canto oltre che delizia possono essere state anche la croce. Vedremo se una gestione diversa non possa davvero portargli i frutti che da anni sogna di cogliere.
Stepan Kurianov (Gazprom-Rusvelo) e Charles Planet (Team Novo Nordisk), 8: All’attacco per cinque giorni di fila, i due sono i simboli della grinta e della determinazione delle rispettive formazioni, uniche Professional invitate che cercano di onorare al meglio la WildCard ricevuta.
Remco Evenepoel (Deceunick-QuickStep), sv: Al primo arrivo in salita perde terreno, ma ancora una volta corre con intelligenza e maturità, gestendosi senza strafare. Sarebbe potuto venirne fuori di nuovo un buon piazzamento, ma una caduta lo costringe al ritiro nella terza tappa, lasciandolo con un discreto amaro in bocca per la sua prima esperienza WorldTour.
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